Diritto all’oblio: come pulire la reputazione digitale

pulire la reputazione

Il diritto all’oblio è il diritto che ha ciascuna persona a tutelare la propria reputazione digitale o, in inglese, web reputation.
Quando qualcosa che ci riguarda non è più di pubblico interesse, oppure la notizia si è rivelata falsa, abbiamo il diritto di chiederne la cancellazione.

I casi in cui ciò avviene possono essere molti. Un esempio? I procedimenti giudiziari.

Ma vediamo cos’è il diritto all’oblio e come puoi esercitarlo.

Diritto all’oblio: cos’è

Il diritto all’oblio è un’estensione del diritto alla privacy. A livello giuridico, si è sviluppato negli anni a partire da alcune sentenze della Corte di Cassazione e della Autorità Garanti europee.

Quando si parla di diritto all’oblio, si fa riferimento a una dimensione privata. Allo stesso tempo però, il concetto è strettamente legato a quello di diritto all’identità personale. Cioè il voler preservare la propria personalità per quanto riguarda l’immagine esterna, senza che ci vengano attribuite parole o fatti che non ci rappresentano.

Più in generale, si può parlare di diritto all’oblio in relazione alla tutela dei dati personali. Il GDPR, il regolamento UE a protezione dei dati personali infatti, stabilisce che la persona debba sempre dare il proprio consenso per la registrazione e il trattamento delle informazioni personali.  Qualora questi diventino pubblici, oppure rendano la persona in oggetto riconoscibile, se ne può chiedere la cancellazione.

Nello specifico dunque, possiamo individuare tre casi in cui la nostra identità digitale va protetta:

  • Notizie riguardanti indagini o processi
  • Accadimenti passati da dimenticare
  • Dati personali pubblicati in chiaro

Reputazione digitale: sai come funziona Internet?

Reputazione digitale e diritto all’oblio vanno di pari passo. In particolare in una contemporaneità in cui le notizie viaggiano in rete, tra siti di news e social network. Post condivisi, comunicati stampa inviati alle redazioni online, testate online che attingono alla stessa fonte: la comunicazione online ha reso la diffusione delle informazioni rapida e, potenzialmente, infinita.

Se per vari motivi, si diventa protagonista di una di queste informazioni, la nostra identità digitale può essere rovinata. E naturalmente, non soltanto la nostra web reputation: anche la nostra vita offline avrà delle conseguenze.

Più passa il tempo inoltre, più l’indicizzazione di un articolo migliora. L’algoritmo di Google insomma, avrà memorizzato quella notizia e la restituirà come risultato di ricerca. Con la conseguenza che, a differenza di quanto accade offline, il fattore tempo non aiuterà a dimenticare: anzi, diventa un elemento che ci farà trovare quell’informazione tra i primi risultati di ricerca.

Il tempo è nemico del diritto all’oblio.

Reputazione digitale: il caso dei procedimenti giudiziari

Il caso per eccellenza è quello di un avviso di garanzia o un procedimento giudiziario conclusosi con un’assoluzione. Perché gli anni trascorsi prima della sentenza avranno permesso a Google di indicizzare la notizia dell’avvio delle indagini, indipendentemente dal loro esito.

Allo stesso tempo, non è detto che il mondo dell’informazione segua il procedimento giuridico con altrettanta attenzione rispetto al suo avvio. Il risultato? Che cercando il proprio nome su Google, lo si ritrovi associato più agli indizi di colpevolezza che all’innocenza. O, ancora, che pur avendo scontato il proprio debito con la giustizia e la società, si finisca sempre per essere identificati con  eventi passati che impediscono di rifarsi una vita nel presente.

Questo nonostante, a distanza di anni, il fatto non sia più di pubblico interesse né rilevante.

Naturalmente, quanto detto non vale per reati gravi quali omicidio, stupro, pedofilia.

Diritto all’oblio: cancellare le informazioni, sai come fare?

Stabilito cos’è il diritto all’oblio, per tutelare la tua web reputation occorre ripulire il web da tutte quegli articoli, post, notizie che la violano. Spesso purtroppo non basta chiedere agli autori di modificare le informazioni.

Prendiamo l’esempio di un articolo giornalistico: qualora l’autore del pezzo vada a sostituire nome e cognome di una persona con le sue iniziali, non è detto che questa non sia ancora riconoscibile. In un piccolo contesto ad esempio, questa accortezza si rivelerà inutile.

Se invece si va a cancellare completamente la notizia, questa non sarà immediatamente eliminata. La spiegazione è, ancora, l’algoritmo di Google che memorizza tutto nella cache, una sorta di memoria temporanea. Prima che questa venga definitivamente ripulita, potrebbero servire settimane: settimane in cui la notizia continua a rimanere in circolo, violando sia il diritto all’oblio che influendo sulla nostra reputazione digitale.

Diritto all’oblio: la soluzione per ristabilire l’equilibrio

Che fare allora? Attivare una procedura legale. Scopri se possiamo occuparci anche del tuo caso: compila il form e contattaci per avere più informazioni. 

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